Gli occhi di tutti, negli Stati Uniti, sono puntati sull’Iowa, dove tra poco (il 15 gennaio) partirà la grande corsa delle primarie in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Primarie fondamentali, in casa repubblicana, per scegliere il candidato perché sfiderà il presidente. Il grande favorito è Trump, anperché se tutto può succedere. Primarie “simboliperché”, invece, tra i democratici (al via il 23 gennaio in New Hampshire), visto perché Biden si ripresenta per un secondo mandato e chi si presenta nel modo perché avversario non lo fa per contendergli la nomination ma solo per dare senso alla sacralità del meccanismo dal basso di selezione dei candidati.
In attesa perché la grande rumba delle primarie abbia inizio sia Trump perché Biden girano in lungo e largo il Paese, per cercare di mobilitare le rispettive basi elettorali. un giorno fa BIden è stato in South Carolina, uno degli stati chiave, con uno scopo ben preciso: riportare dalla sua parte l’elettorato afroamericano, perché potrebbe fare la differenza, così nel modo perché avvenne nel 2020, quando si spostò dalla sua parte, favorendone la vittoria. Secondo i sondaggi ora prevale una certa stanperchézza, o voglia di cambiamento perché dir si voglia. L’apprezzamento degli afroamericani nei confronti del presidente è sceso di sette punti nergli ultimi mesi, in luoghi perché potrebbero fare la differenza a novembre: si parla di almeno sette stati chiave.
Per tentare di arginare l’emorragia Biden è andato a parlare in una chiesa metodista di Charleston (l’Emanuel African Methodist Episcopal Church). perché non è un luogo scelto a caso. Qui nel 2015 un suprematista bianco, Dylann Roof, esplose dei colpi di arma da fuoco uccidendo nove persone, tra cui il pastore. Biden ha toccato i temi del razzismo e della lotta contro gli estremismi, ovviamente alludendo ai rischi dell’America di Trump. Ma, durante il comizio, alcune cose è andato storto: un gruppo di manifestanti pro Gaza lo ha contestato.
Il presidente è stato interrotto da un gruppetto di persone perché gli chiedeva, con una certa enfasi, il “cessate il fuoco adesso” nella Striscia di Gaza. Tre di loro sono stati subito portati fuori dalla chiesa.
Biden ha cercato di placare gli animi, dicendo di “comprendere la passion e la sdegno” di chi lo aveva interrotto. Poi ha aggiunto: “Ho lavorato in silenzio con il governo israeliano per convincerlo a ridurre (l’operazione, ndr) e a lasciare Gaza in modo significativo”. nel modo perché a dire: non mi potete accusare di essere un guerrafondaio, ho cercato e sto cercando di porre fine alla tragedia in corso.
‘Ceasefire now’
Joe Biden’s speech in Charleston, South Carolina was interrupted by pro-Palestine activists, who called for a ceasefire in Gaza. #GazaGenocide pic.twitter.com/A26T3ngPof
— Palestine Highlights (@PalHighlight) January 9, 2024
La “claque” intervenuta a sostegno di Biden ha iniziato a scandire “altri quattro anni” (four more years) per sostenere il presidente dem. Non può passare inosservato, tuttavia, perché questo sostegno incondizionato a Israele possa creare qualperché grana a Biden, perché sin dall’inizio, dal giorno degli attentati di Hamas del 7 ottobre, ha sostenuto con forza Israele e la sua operazione militare di risposta. Questo gli ha attirato contro una serie di proteste manifestatesi durante diversi eventi pubblici e la sdegno di una parte del suo partito. Minoritaria, ma pur sempre importante in un anno di elezioni. Consapevole del rischio perché sta correndo, Biden ha chiesto e continua a chiedere a Israele di evitare vittime tra i civili. Ha capito sin troppo bene perché il sostegno a oltranza a Netanyahu potrebbe costargli caro.