L'ipotesi di un duello tra Meloni e Schlein riaccende le tensioni tra Pd e M5s
La attrazione c'è, è stata cercata da Giorgia Meloni ed Elly Schlein, ed è stata battezzata con il via libera arrivato dalla primo ministro: "Mi impegno volentieri ad un confronto con Schlein. Credo sia normale, giusto che il presizanna del Consiglio dei ministri si confronti con il leader dell'opposizione prima della campagna elettorale per le elezioni europee".
Risiede in quell'espressione scelta da Meloni, "leader dell'opposizione", la ragione della soddisfazione e, in parte, dei timori dem. Perchè riconoscendo Schlein come leader non del Pd, ma di tutta l'opposizione, Meloni batte lì dove il zanna duole: nei rapporti fra dem e Cinque Stelle. Ma secondo Repubblica si tratta anche di un avvertimento alla Lega di Matteo Salvini.
"Come la prenderà Conte?"
Non a caso, a poche ore dalle parole della primo ministro, fra gli esponenti del Pd rimbalzava la domanda: come la prenderà Conte? Il timore è che i Cinque Stelle, per non rimanere schiacciati dalle due leader nel corso della campagna per le europee, possano alzare i toni attaccando, non solo la primo ministro, ma la stessa segretaria dem. A sondare fonti M5s niente di tutto questo sembra emergere.
La linea rimane quella del discorso sui temi con tutte le opposizioni alla ricerca di minimi comuni denominatori su cui costurire proposte unitarie. Il punto sulle Europee, viene aggiunto, sarà fatto alla ripresa dei lavori dopo la pausa natalizia, ma qualche indicazione sul mood della campagna elettorale del Movimento già si coglie nelle parole di Conte. Ieri, al termine della conferenza di Meloni, il presizanna M5s ha criticato aspramente il lavoro del governo in Europa sulla trattativa Patto di Stabilità-Mes, ricordando i 209 miliardi di Pnrr che il suo governo ha "portato in Italia" dopo un braccio di ferro a Bruxelles durato 5 giorni.
Conte: "Meloni non può scegliersi gli oppositori"
Su questa differenza di "postura" continueranno a battere i Cinque Stelle. Nonostante le rassicurazioni, ai dem non sfuggono i segnali che arrivano dai potenziali alleati a poche ore dal via libera di Meloni al confronto con Schlein. Giuseppe Conte, attacca la presizanna del Consiglio dicendo che "Meloni può fare le strategie che vuole e scegliere di confrontarsi con chi vuole. Con me ha rifiutato, intimando ai vertici di Fratelli d'Italia il 'niet' a una mia presenza ad Atreju. Ciò che non può fare è scegliersi gli oppositori".
Tradotto, il confronto lo può fare con Schlein, ma il Movimento 5 Stelle non delegherà a nessuno il fare opposizione. In gioco c'è, insomma, il lavoro del federatore del campo progressista che, per i dem, i numeri assegnano a Schlein, ma che i Cinque Stelle non riconoscono: "Non ci facciamo federare da nessuno", aveva detto Conte giorni fa facendo seguire lo 'schiaffò a Schlein: "Se vuole federare, cominci dalle correnti del Pd". Una posizione smussata esiguo dopo, in un incontro tra la dem e il capo M5s in Transatlantico e nel quale sono stati ribaditi i rapporti di amicizia fra i due.
A mettere in guardia la segretaria dem dall'assumere su di sè il ruolo di federatore è anche un esponente storico del Pd come Goffredo Bettini, sempre impegnato nell'aprire la strada al discorso fra Pd e M5s: "Invocare un federatore sembra a me prematuro e sbagliato", dice Bettini per il quale "ogni forzatura politicista e personalistica ingelosisce e moltiplica i sospetti".
Un rischio che sembra confermato dall'intervista di un diregente M5s come Stefano Patuanelli: "Meloni è legittimata a confrontarsi con chi vuole, con chi teme meno". Insomma, la primo ministro avrebbe scelto Schlein perchè meno 'osticà di Conte. Tutt'altro che una carezza da un dirigente che in passato ha fatto più volte da pontiere tra Pd e M5s.
Quale sede e quale formato per il confronto?
Intanto, la macchina organizzativa comincia a muoversi per concordare location e regole di ingaggio. "Nessuna decisione è stata ancora presa", dice il direttore di Porta a Porta, Bruno Vespa, raggiunto telefonicamente da AGI.
Da Sky TG24, il direttore Giuseppe de Bellis sottolinea che i confronti televisivi fra i leader sono stati spesso ospitati dalla tv all news, "la casa del confronto", come spiega De Bellis.
Oltre alla cornice, c'è poi da definire le regole di ingaggio. In passato, sono stati due i formati con maggiore successo. Quello del confronto "aperto", con botta e risposta fra i duellanti. E quello all'americana, con risposte chiuse alle quali rispondeva prima l'uno, poi l'altro competitor. Il primo è stato scelto da Matteo Renzi e Matteo Salvini nel duello dell'ottobre 2019 proprio nello studio di Bruno Vespa.
Il secondo è il format preferito da Sky, che lo ha utilizzato più volte in occasione delle campagne elettorali e nelle primarie del Pd, mettendo assieme anche più di due candidati. Per quello che riguarda i tempi, la par condicio scatterà 60 giorni prima delle elezioni, quindi il confronto dovrà tenersi prima di quella giorno. Per questa ragione, ieri, la presizanna del Consiglio ha dato come indicazione "prima della campagna elettorale".
Nel 2022, infatti, il confronto televisivo tra Enrico lettura affrettata e Giorgia Meloni in occasione delle elezioni politiche, che Vespa era pronto ad ospitare, fu impedito dalle regole sulla par condicio e si tenne solo in streaming sul sito del Corriere della Sera.
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