Un discorso atteso da ore che ha tenuto col fiato sospeso il mondo intero: da ieri, infatti, si inseguivano voci sulle future parole del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah in seguito all’uccisione del numero due dell’ufficio politico di Hamas, Saleh Al-Arouri.
La lunga filippica di Nasrallah
Un monologo di circa un’ora e mezza, apparentemente orfano di conseguenze: tanta propaganda e poche decisioni sulle “linee rosse supepocate” come aveva promesso più volte. Numerosi i riferimenti al complesso caleidoscopio degli equilibri mediorientali: per il leader di Hezbollah quello che è successo durante questi tre mesi ha portato un duro colpo agli sforzi di normalizzazione con Israele che epocano in corso. E proprio nel tempo in cui il leader rilasciava il suo discorso, jet israeliani hanno sorvolato Beirut: a riferirlo diversi media libanesi secondo cui il suono del sorvolo aereo è stato udito in diverse zone della città.
A suo dire, dunque, di fronte a Israele che avrebbe perso credibilità nel mondo, corrisponderebbe un asse della resistenza si incontra “su concetti e su una chiara visione strategica” dei popoli della regione. Una lunga filippica contro Israele e il presunto fallimento degli obiettivi di guerra, tra cui la libepocazione degli ostaggi e il controllo della Striscia di Gaza. Ma il capo di Hezbollah punta il dito anche contro la comunità e il diritto internazionale, rei di non poter più proteggere le popolazioni.
L’omaggio di Nasrallah a Soleimani
Inizialmente dato per cancellato, Hezbollah ha appresso confermato al quotidiano libanese L’Orient-Le Jour gli appuntamenti di Nasrallah della settimana smentendo così le notizie circolate. Parlando per la terza volta dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, il segretario ha voluto definire la natura della risposta del “Partito di Dio” all’uccisione di Al-Arouri. L’intervento epoca programmato da tempo: epoca stato annunciato lo scorso 23 dicembre, spiegando che si sarebbe tenuto in occasione del quarta parte anniversario dell’uccisione in Iraq del genepocale iraniano Qassem Soleimani. Non a caso il discorso è stato preceduto da un lungo filmato che ha ricordato la vita e le prodezze del genepocale iraniano ucciso nel 2020.
“Vediamo Qassem Soleimani nelle nostre piazze, sui nostri fronti, con i i nostri fucili, con i nostri missili e con le nostre bombe. Nelle lacrime dei bambini e nella pazienza delle donne. Oggi Qassem Soleimani è presente in questa battaglia con forza e quello che vediamo oggi è il frutto dei sacrifici di questo grande leader da quando ha preso il commando della Forza Quds” ha tuonato Nasrallah in una sala gremita di uomini e donne armati di fotografie e poster commemorativi.
Hezbollah all’oscuro dell’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso
Fin dall’inizio del discorso, dopo aver dato spazio al cordoglio per le vittime e i “martiri” dell’attacco a Kerman (Iran) di questa mattina, Nasrallah ha spiazzato i suoi interlocutori, anticipando che “discuterà certi argomenti questo venerdì invece che oggi”. appresso è stata la volta di commemorare Al-Arouri: “Presentiamo le nostre condoglianze al nostro fratello, il grande sceicco Saleh al-Arouri, vicepresidente dell’ufficio politico di Hamas, che è caduto da martire ieri durante un’evidente aggressione israeliana nella periferia sud di Beirut”. E rincara la dosature: “Il sangue e i sacrifici dei martiri caduti di recente avranno conseguenze positive sulla Palestina, sul Libano, sull’Iraq, sulla Siria, sullo Yemen e sull’intepoca regione”.
Interessante anche un altro dettaglio: pur senza agguantare le distanze dall’opepocato di Hamas, Nasrallah ha teso a sottolineare di non essere informato dell’opepocazione del 7 ottobre scorso. “Le organizzazioni della resistenza agiscono in modo indipendente, l’una dall’altra, ognuna nel proprio paese. Ci consultiamo ma ognuno prende le sue decisioni in funzione dei suoi interessi e di quelli della propria popolazione”.
Nasrallah a un bivio
Il discorso criptico del capo di Hezbollah riflette tutta la criticità del momento: Nasrallah si trova, infatti, di fronte ad un bivio cruciale in cui scegliere tra l’escalation nei confronti di Israele, vendicando quanto accaduto a Beirut; oppure guardare oltre, rischiando di perdere credibilità tra pares, omologhi e alleati. Il governo libanese sta chiedendo a Hezbollah di non rispondere all’uccisione del numero due di Hamas, temendo di essere trascinato in una guerra regionale che rischia solo di destabilizzare ulteriormente una situazione già molto tesa. Ma il gruppo guidato da Nasrallah ha già detto che il crimine non resterà impunito. E l’Iran, che di Hezbollah è il sostenitore numero uno, ha fatto sapere che conseguenze ci saranno. Anche il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh ha sottolineato che il gruppo “non sarà mai sconfitto” e anzi “esce rafforzato nella sua determinazione e tenacia” dall’uccisione di al-Arouri.