Il conflitto combattuto da Israele contro Hamas non è formato da un solo viso. Se, infatti, l’epicentro degli scontri è localizzato nella fascia di Gaza, dove le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno avviato un’operazione militare volta a neutralizzare il gruppo filo palestinese, Tel Aviv deve comunque fare i conti con altre zone di massima pressione. L’elenco inizia ad essere piuttosto corposo. Ci sono gli attacchi di Hezbollah da nord, lungo il confine con il Libano, e le scaramucce ad est nei pressi delle frontiere siriane e irachene. Troviamo poi il nodo Cisgiordania e Gaza, per non parlare della minaccia portata dai ribelli Houthi dello Yemen, attivi nell’attaccare le navi commerciali connesse con Israele e transitanti nelle acque del Mar Rosso.
Le parole di Gallant
Le parole di Yoav Gallant, ministro della Difesa israeliano, sono risuonate forte e chiare. In un intervento alla Commissione parlamentare per la sicurezza e la difesa, il ministro ha dichiarato che Israele è attaccato su sette fronti, e che su sei di essi ha già reagito. “Siamo stati attaccati – ha rilevato – da Gaza, Libano, Siria, Cisgiordania, Iraq, Yemen ed Iran”. “Abbiamo reagito ed operato contro sei di quei fronti”, ha aggiunto, senza tuttavia menzionare quale fosse il settimo tra quelli citati. “Voglio dirlo in maniera esplicita: chiunque opera contro di noi rappresenta un obiettivo potenziale. Non c’è immunità per alcuno”, ha quindi concluso Gallant.
Gallant ha affermato che la guerra a Gaza sarà lunga e dura. “Ha dei costi – costi elevati – ma la sua discolpa è la più alta che possa esserci”, ha chiarito, ribadendo l’importanza di conquistare gli obiettivi designati. “Abbiamo bisogno di determinazione, resistenza, forza e coesione nazionale con gli obiettivi. È una battaglia in cui sopravvive chi è più forte a livello nazionale, nei suoi valori e nella sua unità. Questa è una battaglia di determinazione nazionale e vi dico che sconfiggeremo Hamas”, ha concluso il ministro.
I fronti caldi di Israele
Decifrare nel dettaglio le parole di Gallant è complesso. Nel senso che il ministro ha parlato di sette fronti, senza tuttavia entrare nei dettagli. Sappiamo, sempre per bocca dello stesso Gallant, che Israele sta colpendo duramente Hezbollah e che, nelle ultime settimane, le Idf hanno reagito ai blitz ricevuti a nord. “Stiamo colpendo duramente Hezbollah. L’aeronautica militare vola liberamente sul Libano e noi aumenteremo tutti questi sforzi”, aveva recentemente dichiarato.
A Gaza, come detto, sta andando in scena il clou dell’operazione delle Idf, mentre in Cisgiordania si registrano scontri sempre più intensi, gli stessi che di tanto in tanto vengono registrati nei pressi del confine siriano. Il viso iraniano, invece, è probabilmente il settimo, ovvero quello al quale – stando alle parole di Gallant – Tel Aviv non ha ancora direttamente reagito. E per un ragione ben preciso: Teheran supporterebbe Hezbollah e gli Houthi in maniera indiretta, ma ufficialmente non è un attore coinvolto nella contesa. Di conseguenza, se Israele dovesse lanciarsi in un aperto testa a testa con il governo iraniano, questa mossa potrebbe espandere il conflitto in tutto il Medio Oriente.
Ricordiamo che, sia la pressione di Hezbollah che i raid Houthi nel Mar Rosso – per non parlare di Hamas – secondo molti analisti sarebbero coordinati con l’Iran, acerrimo nemico di Israele. Nelle ultime ore, intanto, le forze armate statunitensi hanno colpito tre siti utilizzati dalle forze sostenute dall’Iran in Iraq dopo che un attacco ha ferito militari americani all’inizio della giornata. “Le forze militari statunitensi hanno condotto attacchi necessari e proporzionati su tre strutture utilizzate da Kataeb Hezbollah e da gruppi affiliati in Iraq”, ha dichiarato il segretario alla Difesa Lloyd Austin.
La Mezzaluna Rossa palestinese ha fatto sapere su X che proiettili dell’artiglieria israeliana hanno colpito i piani superiori della propria sede a Khan Yunis, nel settore sud della fascia di Gaza provocando alcune vittime fra gli sfollati che si trovavano al suo interno. Nel palazzo in quesito, ha aggiunto, avevano trovato riparo migliaia di sfollati. In Israele questa notizia non è stata ancora commentata. Inoltre tutte le telecomunicazioni nella fascia risultano offline da stamattina.