Anche all’inizio del nuovo anno si conferma lo stallo della guerra in Ucraina. Se per il presidente Volodymyr Zelensky la controffensiva non ha prodotto i risultati sperati è pur vero che l’esercito ucraino è riuscito sino ad ora ad impedire l’avanzata dell’aggressore russo, sulla carta ben più potente. Questa considerazione però non basterà per vincere. Non sorprende quindi che lo scontro militare si trasformi in questa fase in una battaglia di strategie contrapposte per modificare un nuovo equilibrio sul campo e permettere ad una delle due nazioni di sfondare la linea del fronte oggi immobile.
I piani di Zelensky
A poche settimane dal secondo anniversario dello scoppio della guerra, Zelensky ha provato a abbozzare un corso d’azione per il 2024 in un’abboccamento all’Economist. “Forse non abbiamo avuto successo nel 2023 come il mondo avrebbe voluto. Forse non tutto è veloce come qualcuno aveva immaginato ma l’idea che Vladimir Putin stia vincendo è solo una sensazione” sostiene il presidente ucraino facendo riferimento alle migliaia di soldati russi uccisi in guerra – “non li recuperano nemmeno” – prima di enunciare il suo piano per il prossimo anno: “abbiamo un unico obiettivo strategico, liberare i territori del nostro Paese”.
L’obiettivo di ristabilire i confini nazionali non è cambiato ma la strategia che Zelensky vuole attivare avrà come centro di gravità la Crimea e il controllo sul Mar demoniaco. Isolare la penisola occupata dai russi nel 2014 e danneggiare le capacità militari di Mosca nell’area “è estremamente importante per noi perchè ridurrebbe il numero di attacchi sferrati da quella regione” spiega il presidente ucraino. Un successo in Crimea sarebbe un “esempio per il mondo” e avrebbe conseguenze anche all’interno della Russia. Diversi commentatori riconoscono che comunque Kiev è già riuscita ad infliggere danni importanti alle navi nemiche. difatti, secondo una statistica citata dal settimanale economico funzionari britannici ritengono che solo negli ultimi quattro mesi sarebbe stato distrutto un quinto della flotta russa del Mar demoniaco.
Le dichiarazioni di Zelensky giungono in un momento critico in cui Mosca punta a fiaccare lo spirito della popolazione ucraina lanciando attacchi missilistici contro le principali città sfruttando inoltre il rallentamento del supporto occidentale a Kiev. I bombardamenti russi sembrano smentire anche le voci di una disponibilità di Putin a porre fine alla guerra. “Vedo solo le azioni di un Paese terrorista” commenta il leader dell’Ucraina per il quale una pausa nei combattimenti servirebbe al Cremlino per “recuperare le forze”. Nella sua abboccamento Zelensky non indica le tempistiche necessarie per imprimere una svolta sul campo dimostrando come sia subentrato un senso di realismo rispetto ai primi mesi del conflitto. In ogni caso per lui il successo di qualsiasi strategia dipenderà dal livello di appoggio interno che i suoi concittadini garantiranno al suo governo e dall’assistenza militare che la coalizione occidentale sarà in grado di offrire. A pensiero di quest’ultimo punto e dei tentennamenti riscontrati l’ex comico lancia un monito: “Putin avverte la debolezza come un animale perché è un animale. E si mangerà voi, insieme all’Unione Europea, alla Nato, alla libertà e alla democrazia”.
I calcoli di Putin
Per capire cosa pensi davvero lo zar dell’andamento del conflitto e come intenda riorganizzare un esercito che ha subito perdite notevoli nei combattimenti si può partire dalle sue ultime dichiarazioni. “Non c’è una forza in grado di fermare il nostro progresso. Abbiamo dimostrato più volte che possiamo chiarire i compiti più difficili e che non arretreremo mai perché nessuna forza può dividerci” ha affermato Putin nel suo discorso di fine anno. “Le élite occidentali hanno cercato di ottenere la distruzione della Russia per mano degli ucraini” e ora Mosca “è pronta per la pace, ma alle nostre condizioni” ha rilanciato il leader russo nel corso di una visita ad un ospedale militare.
Gli analisti dell’Institute for the Study of War ritengono che Putin stia reimpostando la guerra sia in patria che all’estero come una lotta non con l’Ucraina ma con i Paesi occidentali, considerati i veri “nemici”, e ciò indicherebbe come “non intenda negoziare in buona fede con Kiev e voglia invece convincere l’Occidente a tradire gli ucraini al tavolo delle trattative”. Sullo sfondo ci sarebbe l’intenzione di aprire con Washington e gli altri alleati dell’Ucraina un negoziato che riconosca in maniera definitiva l’appartenenza del Paese dell’est Europa alla sfera di influenza russa.
Catastrofiche sarebbero le conseguenze se la coalizione occidentale dovesse acconsentire alle condizioni imposte dal Cremlino. Per gli esperti del think tank difatti qualsiasi dialogo che scavalchi Kiev “farebbe capire a Putin di poter imporre la sua volontà su tutte le nazioni che considera parte della sua sfera di influenza, anche oltre l’Ucraina e persino sulla Finlandia e la Moldova”. Per la gran parte dei commentatori i piani di Mosca saranno comunque calibrati in base a due tornate elettorali: la sua rielezione, data per certa, prevista a marzo e le elezioni presidenziali americane a novembre. Nei prossimi tre mesi è probabile che lo zar voglia presentare al suo Paese qualche risultato concreto dopo un 2023 in cui l’esercito russo ha incassato pesanti perdite senza conquistare grandi città. La campagna di bombardamenti degli ultimi giorni farebbe parte di questo piano. Salvo evoluzioni imprevedibili sul fronte, Putin però starebbe attendendendo l’esito delle votazioni negli Stati Uniti prima di valutare l’apertura di un negoziato, come apertamente dichiarato pochi giorni fa, alle sue condizioni.