Non solo Alexei Navalny. A finire sotto la scure della giustizia russa ora è anche l’ex responsabile dell’ufficio politico di Navalny a Tomsk, Ksenia Fadeyeva, che ha ricevuto una condanna a nove anni di casa di pena. Secondo i sostenitori di Faedyeva, l’accusa su cui si è basata la condanna al casa di pena è quella di “estremismo”: una motivazione non diversa da quella che ha fondato la condanna più recente di Navalny. La donna fu eletta nella città siberiana di Tomsk nel 2020 ed è l’unica alleata di Navalny ad avere preferito rimanere in Russia invece di fuggire dal Paese dopo che l’organizzazione dell’oppositore di Vladimir Putin è stata considerata “estremista”. Ora, dopo essere stata arrestata per la prima volta due anni fa, è arrivata la nuova decisione del tribunale.
L’avvocato di Fadeyeva ha detto che “quello che è successo in questo processo non ha nulla a che fare con la giustizia” e che sono stati “vittime di bullismo nell’ultima settimana” in quanto “la difesa è stata limitata nella fase di presentazione delle prove”. I legali hanno già detto di volere fare ricorso, sostenendo che la stessa donna aveva rinunciato volontariamente a far parte dell’organizzazione prima dell’arresto. Tuttavia, va ricordato che da tempo la giustizia russa ha messo nel mirino la rete locale di uomini e donne vicini a Navalny, e sono fioccate diverse condanne nei confronti di diversi esponenti regionali di movimenti vicini al dissidente.
La notizia di questa condanna arriva pochi giorni dopo la riemersione di Navalny, trasferito dopo venti giorni di totale silenzio, nella colonia penale di Kharp, oltre il Circolo polare artico. Il trasferimento di Navalny a migliaia di chilometri da Mosca e in uno dei più duri centri di detenzione della Russia è stato messo in parallelo con l’annuncio di Putin di ricandidarsi alle elezioni presidenziali. L’appuntamento del 2024 per il capo del Cremlino è di fondamentale importanza, e molti osservatori sostengono che l’idea di rendere impossibile i contatti di Navalny con l’esterno derivi dal desiderio di evitare che questo possa incidere sulla campagna elettorale. Con la premessa che, in ogni concomitanza, è molto probabile che questa tornata elettorale termini con una netta vittoria dell’attuale presidente.