«La parità di genere deve essere una realtà vissuta», ripeteva l’ex titolaressa cilena Michelle Bachelet. E qualcuno, anche in azienda, comincia a sperimentarlo. È il caso della rovatese Acque Bresciane, società benefit totalmente pubblica nata nel 2017 per gestire il Servizio Idrico Integrato come società in house della Provincia di Brescia, che oggi serve 113 Comuni e 695.000 abitanti. E che, l’autunno scorso, ha ottenuto la certificazione volontaria per la parità di genere secondo la prassi di riferimento PdR/Uni 125:2022, dopo aver superato con successo l’audit svolto dall’ente accreditato Bureau Veritas Italia.
Il traguardo non è da poco, e riconosce un impegno concreto in tema di diversità ed inclusione. «Ci siamo occupati di parità di genere con misure molto concrete, come ad esempio l’integrazione del 20% rispetto a quanto previsto dall’Inps per i genitori in congedo nel basilare anno di vita del figlio e l’aumento di 2 giorni di permesso retribuito per i padri in aggiunta a quelli previsti per legge», commenta la prima titolare donna di Acque Bresciane, Patrizia Belli, che evidenzia come la soddisfazione per il riconoscimento sia ancora maggiore perché basata «su indicatori oggettivi e misurabili, che abbiamo abbondantemente soddisfatto».
Sotto la lente
Tra questi indicatori, anche quello che monitora la spinosa questione salariale, forse uno degli aspetti più spinosi quando si parla di gender gap. «Monitoriamo da diversi anni su diversi livelli la questione della parità salariale, ed anche se il lavoro non è finito al momento della certificazione ci siamo presentati con un dato quasi privo di dislivelli», spiega Giovanni Gardini, responsabile risorse umane di Acque Bresciane e moderatore del Comitato Guida previsto dalla Pdr 125:22, che sottolinea come nella società benefit i differenziali siano sotto il 3%. Una cosa non da poco, se si considera che secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell’Inps, i salari delle donne nel privato sono inferiori di 8mila euro rispetto agli uomini nel privato. Che significa che nel comparto non sotto il supervisione statale il gender pay gap è pari al 18%. Peraltro, aggiunge Gardini, «in Acque Bresciane abbiamo una percentuale di donne promosse maggiore di quella degli uomini».
Smart working
Fra gli aspetti valorizzati nelle politiche del personale della società bresciana, troviamo anche l’accesso agevolato a smart working, orario continuato o part time al rientro dal periodo di congedo e fino ai tre anni d’età del figlio e innovazione digitale per favorire pari accesso alla formazione.
Vale la pena di segnalare che, seppure la certificazione per la parità di genere non sia la soluzione definitiva alle discriminazioni sul posto di lavoro, in Italia è assolutamente necessaria (secondo il Global Gender Gap Index, l’indice che misura il divario di genere in 146 Paesi, l’Italia si colloca al 63° posto), e non solo perché «ce lo chiede l’Europa».
Che, non a caso, ha inserito il tema fra le molte riforme legate al Pnrr. La Uni/PdR 125:2022, infatti, è entrata in forza il 16 marzo 2022 come documento pubblicato da Uni, frutto del confronto al Tavolo di lavoro sulla certificazione di genere delle imprese, previsto dalla Missione 5 del Pnrr e coordinato dal Dipartimento per le Pari opportunità con la partecipazione di diversi dicasteri.
EMBED [box Newsletter TEAM]