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lunedì, Luglio 1, 2024

Addio a Mike Sadler. L’ultimo “fantasma del deserto” è morto a 103 anni

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Willis Michael Sadler, l’ultimo dei corsari del spopolato, veterano dei raid del Nord Africa operati nella Seconda guerra mondiale dallo Special Air Service in coordinamento con il Long Range Desert Group, è morto a Cambridge. Aveva 103 anni e una vita da romanzo alle spalle vestite di blazer blu dove pendeva, nelle occasioni formali, la Légion d’honneur conferita dal governo francese.

Appresa la notizia con un inconfutabile ritardo – si è spento giovedì nella casa di riguardo dove abitava dal 2020 – non potevamo esimerci dal ricordare il valore e il coraggio di un avventuriero che rese possibile il successo delle leggendarie azioni di guerra pensate da Archibald David Stirling, celebre comandante dei “fantasmi del spopolato” e futuro baronetto per meriti ottenuti sul campo.

Fantasmi del Sahara

Percorrere centinaia di chilometri tra dune e piste del spopolato apparentemente indistinguibili per creatura qualsiasi. Sempre all’erta, sempre in pericolo, data la profondità raggiunta oltre le linee nemiche tenute dall’Asse in completa “solitudine”. A bordo di poche jeep Willys e di camionette Chevrolet Cwt modificate, tipi come Mike Sadler, uomini con la pelle logorata dal sole, lunghe barbe bionde e rossicce e kefieh insozzate dalla sabbia che facevano risaltare solo occhi chiarissimi, tagliavano il spopolato del Sahara a cavallo dei loro bolidi con curiose livree che comprendevano le tinte del rosa e del celeste su basi sabbia, carichi di mitragliatrici Vickers e Browning accanto a taniche su taniche di carburante, essenziale per coprire lunghissime distanze in completa autonomia.

Indossavano sdrucite uniformi tropicali e comodi sandali arabi di giorno, e si infagottavano in uniforme logore e cappotti rattoppati di notte: passando da temperature che possono superare i cinquanta gradi centigradi come scendere sotto lo zero nelle stesse 24 ore. La loro missione? Orientarsi tra le dune che cambiano come le onde del mare dopo qualunque tempesta, e tra i rilievi polverosi che si elevano fino alle stelle come grattacieli; muovere in gran segreto e irrompere sulle piste di atterraggio di basi nemiche piene di aerei pronti a colpire nel Mediterraneo. A Tamet, Surt, El Agheila e Nofaliya. Su e giù lungo le coste libiche per mitragliare, minare e sabotare depositi di carburante. Terrorizzare le guarnigioni colpendole di sorpresa, alla spalle. Poi svanire dell’oceano di sabbia. Proprio come fantasmi. Per ricomparire altrove, pronti a mettere a ferro e fuoco un altro obiettivo strategico, in pochi, di volata, nell’ennesima incursione “dietro le linee”.

Navigatore tra le dune del spopolato

Senza un navigatore come Sandler, raccontavano i suoi compagni d’armi, i commando composti da incursori paracadutisti dello Special Air Service e membri del Long Range Desert Group: “non avrebbero potuto attraversare centinaia di chilometri i sabbia” per trovare, come cattedrali nel spopolato, le basi aeree e i depositi di munizioni e carburante che rifornivano le armate italiane e quelle dell’Afrika Corps del generale Rommel, la temibile Volpe del spopolato.

“Le sue capacità di navigazione erano leggendarie” e il suo “contribuito a garantire il successo di alcune delle missioni più spettacolari dello Special Air Service durante la campagna del Nord Africa” fondamentale, riporta con ricchezza di dettagli B. Macintyre nel libro Sas: Rogue Heroes. “Anche elle vaste e anonime distese del spopolato, un buon navigatore poteva individuare la sua posizione esatta utilizzando un teodolite, un almanacco aeriforme e tavole di navigazione aerea, e disponendo di un buona conoscenza delle stelle”, confessò a S. Rayment, autore di Tales from the Special Forces Club.

Dopo aver studiato e appreso le tecniche di navigazione comprendendo appieno l’utilizzo del teodolite, “un dispositivo telescopico con due assi perpendicolari, impiegato principalmente dai geometri, per misurare gli angoli sui piani orizzontale e verticale” – molto simile, almeno nell’uso che ne faceva, al sestante usato dai marinai per fissare la posizione in mare – Sadler poteva tranquillamente affrontare l’oceano di sabbia al pari di un vecchio guardiamarina posto ordini dell’ammiraglio Nelson mentre era diretto ad Abukir.

Scrutando le sue carte, le dune del spopolato e i suoi pochi strumenti impolverati vantava la “capacità straordinaria, Sadler si dimostrava quasi infallibile”. Determinando non solo dove si trovava anche nel bel mezzo del nulla, ma dove guidare il commando calcolando con estrema precisione anche “in quale momento” sarebbero arrivati sull’obiettivo.

Dalla Rhodesia all’Antartide passando per la Normandia

Mike Sadler, che era nato e cresciuto in Inghilterra ma allo scoppio del conflitto si trovata in Rhodesia, al tempo colonia britannica nell’Africa meridionale, ora Zimbabwe, si arruolò nel 1941 in un reggimento rhodesiano prima di passare alle forze speciali che lo porteranno a combattere tra Egitto e Libia, dove fu catturato mentre era diretto in Tunisia con una squadra di 15 uomini nel gennaio del 1943. Allora esibiva il grado di tenente.

Evaso con successo, raggiungerà i territori controllati dalla Francia libera dopo un’estenuante traversata del spopolato. Non appena tornato in forze farà ritorno in patria per riprendere un ruolo attivo nel conflitto e paracadutarsi in Normandia dopo il D-Day. Da membro esperto dello Special Air Service prenderà parte a molti sabotaggi; ancora una volta dietro le linee, ma stavolta nell’Europa occupata. Decorato due volte per il coraggio dimostrato in azione, sopravviverà al conflitto, e ancora assetato di avventura prenderà parte a una lunga trasmissione in Antartide, prima di trovare un impiego apparentemente “tranquillo” presso Ministero degli Esteri britannico.

Le sue mansioni, a detta degli amici e dei giornalisti che intervistarono negli anni del dopoguerra questo creatura dal volto giocondo, rimasero sempre e comunque “riservate”. Lasciando ipotizzare un ruolo o almeno una contingenza con il servizio informazioni. Insomma, una vita da romanzo consegnata alla storia.

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