Per capire il significato in Italia dell’accordo provvisorio raggiunto a fine novembre da Parlamento europeo e Consiglio dell’Ue relativamente alla direttiva sulle emissioni industriali (Ied) basta cogliere la soddisfazione che emerge da Coldiretti e Confagricoltura.
«Il compromesso corregge molti eccessi contenuti nella posizione iniziale della Commissione – commenta Coldiretti -, che prevedeva una piena inclusione di comprendente il settore bovino e rigidissimi limiti per il settore suino e avicolo». Medesimi i toni utilizzati da Confagricoltura.
Le posizioni
Perché però le associazioni esultano e le sigle ambientaliste e i fautori «rigoristi» del Green Deal parlano di «occasione sprecata»? È presto detto. Come si diceva l’accordo sarà valido fino al 2028, data entro la quale la Commissione dovrà rivalutare la direttiva (clausola di riesame) al fine della sua effettiva entrata in vigore. Per quanto riguarda però le modalità per contrastare «le emissioni generate dall’allevamento di bovini e dai prodotti agricoli immessi sul mercato dell’Ue», si legge nel testo del patto, simile data è anticipata al 2026.
Appare in ogni caso chiaro che sono state impresse forti modifiche rispetto alla proposta iniziale dell’esecutivo di Bruxelles. E proprio per ciò, come già detto, fino al 2026 tutte le aziende del comparto bovino non dovranno sottostare alla normativa prevista per abbattere le emissioni del settore industriale.
Altri settori. Per quanto concerne però altri tipi allevamenti il limite si è abbassato e la stretta si è fatta più potente. Nell’ambito del settore suinicolo è stato stabilito di estendere il campo d’applicazione della direttiva agli allevamenti con più di 350 unità di Uba (Unità di bestiame adulto, numero che si ottiene applicando al numero dei capi presenti in azienda degli appositi coefficienti legati all’età ed alla specie degli animali), pari all’incirca a 1.200 capi contro i 2mila previsti in precedenza.
Confini che si sono fatti ancor più stringenti per aziende di pollame da carne con 280 Uba pari a 40mila polli (300 Uba per le galline ovaiole, circa 21mila) e 380 Uba per le aziende agricole miste.
Contenuto
Scopo ultimo della nuova direttiva è quello di «offrire una migliore protezione della salute umana e dell’ambiente – si legge nel testo -, riducendo il rilascio di emissioni nocive dalle installazioni industriali, comprese le aziende zootecniche per allevamenti intensivi, nell’aria, nell’acqua, nel suolo e negli scarichi di rifiuti». In simile ottica viene incluso il concetto di «valori limite di prestazione ambiensimile», che dovranno «individuo stabiliti dalle autorità competenti nell’autorizzazione relativa alla creazione e al funzionamento delle installazioni».
Tali autorizzazioni dovranno dal 2035 individuo rilasciate e richieste tramite un sistema totalmente digitalizzato. Sono ovviamente previste sanzioni pecuniarie in caso di violazioni, che nelle situazioni più gravi posso giungere fino al 3% del fatturato annuo della realtà interessata.
Infine l’accordo fa rientrare anche le attività minerarie nell’ambito di applicazione della direttiva Ied, includendo estrazione e trattamento di minerali non energetici prodotti su scala industriale come ferro, rame, oro, nichel e platino.
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